L’isola galleggiante degli Uros

Abbiamo da poco riposto gli zaini nell’armadio (le lavatrici, ahimé, sono sempre in corso invece) e ho già voglia di raccontarvi alcune pillole del nostro viaggio in Perù. E’ stato un viaggio intenso: ci siamo svegliati spesso all’alba per fare le escursioni, abbiamo fatto trasferimenti notturni in pullman di 8-10 ore, a volte ci siamo dovuti adeguare a norme igieniche non proprio ideali. Ma il Perù è affascinante anche per i suoi contrasti, ed è solo attraverso questi piccoli sacrifici che puoi arrivare a scoprire la magia di questo paese.

La tappa che ricorderò con più affetto è sicuramente quella del Lago Titicaca che, con i suoi 3.812 metri sopra il livello del mare, è il lago navigabile più alto del mondo! Dal porto di Puno ci sono dei battelli che in circa 2 ore e mezza arrivano alle isole di Taquile e Amantani, facendo prima una sosta alle isole galleggianti degli Uros. Avete capito bene, galleggianti!

Gli Uros erano una popolazione preincaica che per sfuggire agli attacchi di altre popolazioni, decisero di trasferirsi dalla riva del lago al centro del lago, costruendo dei piccoli isolotti con un particolare tipo di canna che galleggiava, la totora. Ogni mese gli Uros aggiungono uno strato di totora, una volta in un senso e una volta nell’altro, per compensare gli strati immersi nell’acqua che inevitabilmente macerano. Queste isole di solito ospitano i membri di una sola famiglia, che a loro piacimento posso decidere di disancorare l’isola e cambiare posizione. Devo dire che camminare su un’isola “morbida” è stata una sensazione davvero strana, ma confermo che la tenuta sembrava buona: ci hanno fatto anche saltare!

Appena arrivati, gli Uros ci hanno accolto in maniera molto calorosa. Mi ha colpito subito questa bambina di circa un anno e mezzo, l’unica dell’isola, che agitava le braccia in segno di saluto. Pelle scura, classica cuffietta da peruviana e vestiti coloratissimi. Mentre la guida ci traduceva dal quechua quello che il capo famiglia ci raccontava della loro storia e tradizioni, la bambina si aggirava curiosa, ma un po’ intimorita, attorno a noi.  Abbiamo scoperto che gli Uros costruiscono tante altre cose con la totora, dalle abitazioni alle barche, con cui tra l’altro ci hanno fatto fare un piccolo giretto attorno all’isola. Oltre che di piccoli lavoretti artigianali per i turisti, vivono per lo più di pesca e di commercio, attività che ha portato via via alla nascita di coppie miste e all’estinzione della popolazione originaria.

Qualche giorno prima avevo trovato per caso due libri di Mia nello zaino e prima di risalire sul battello per andare a Taquile, ho deciso di regalarne uno a quella bambina. Tra Tchoupi e il Natale e Tchoupi fa la pipì nel vasino ho optato per quello sul Natale (non credo che quella bimba saprà mai cos’è un vasino!). Lì per lì ha fatto la timida e nascondeva la testa tra le braccia della mamma, poi però si è lasciata catturare dalle immagini colorate del libro ed è andata a nascondersi dietro ad una bancarella.

Dopo aver  comprato alcuni souvenir fatti a mano dagli abitanti dell’isola, siamo risaliti sul nostro battello. Mentre ci allontanavamo vedevo la bambina sfogliare le pagine insieme al suo papà, e indicare col ditino i disegni. Ho raccontato a Mia questa storia, guardava un po’ stupita le immagini di quella bimba così colorata con il suo libro di Tchoupi in mano. E’ stato un incontro emozionante, vorrei tanto sapere cosa è passato per la testa a Mia e alla bimba Uros, ma mi sa che dovrò rimanere con il dubbio… ed è bellissimo così!

Un pensiero su “L’isola galleggiante degli Uros

  1. Morena ha detto:

    Un racconto, il vostro, sentitamente vissuto, creato, atteso e partecipato . Certamente questa straordinaria popolazione , contornata da suggestivi paesaggi, vi ha lasciato un segno speciale che non si può chiamare solamente “viaggio” ma incontro emozionale. …….Sicuramente anche voi l’avete lasciato a loro, alla loro semplicità di accoglienza e di stupore che sempre ripaga con il sorriso sincero. Le vostre foto poi, assieme al diario di bordo, regalano a tutti quanti un francobollo di sogno sereno.
    Grazie Vale, Mate e Mia.
    da Morena

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