Siamo da poco rientrati da Parigi con una valigia piena di felicità: sono stati 5 giorni intensi, ma bellissimi. E’ passato un anno e mezzo dal nostro trasferimento in Italia, ma ho avuto la sensazione di non essere mai partita. Credo che questo succeda nei posti che senti come casa. È stato emozionante rivedere casa nostra, gli amici e ritrovare le piccole abitudini quotidiane di quando vivevamo qui.
Come prima cosa abbiamo visitato un posto che nessun turista visiterà mai, un luogo importante solo per chi l’ha vissuto da dentro e che porteremo per sempre nel nostro cuore: chez nous. Quante cose sono successe in quella casa! È qui che Coco è scomparsa, che Coco è ritornata, che abbiamo scoperto di diventare genitori, che siamo rientrati dall’ospedale in 3, che Mia ha iniziato a camminare. Erano solo 40 mq, eravamo stretti, strettissimi, ma era un concentrato di felicità!

Il nostro soggiorno è proseguito poi con qualcosa di decisamente turistico, ma che – nonostante ciò – conserva una inspiegabile magia: le vetrine natalizie delle Galeries Lafayette, uno dei centri commerciali più noti della città. Parigi nel periodo natalizio è davvero splendida, se volete sorprendere i vostri bambini senza per forza immergervi nel caos di Disneyland, questo è il luogo che fa per voi.
Ogni anno artisti e artigiani di fama internazionale si cimentano nella realizzazione delle famose vetrine di Natale, che quest’anno erano ispirate al tema del Luna Park. Mongolfiere, pop corn giganti, montagne russe… sarete catapultati in un mondo pieno di magia! Davanti a ogni vetrina c’è una scaletta per permettere ai più piccoli di avere un posto in prima fila senza essere schiacciati dalla folla.
Bisogna aver un po’ di coraggio per entrare in questo periodo nel centro commerciale, che è letteralmente preso d’assalto per gli acquisti natalizi. Però non potete perdervi il gigante albero di Natale, che quest’anno è completamente fatto di palloncini colorati. Se siete davvero temerari allora salite al quinto piano, al reparto giocattoli: Babbo Natale vi aspetta per una foto ricordo!
Una delle cose che amo più di Parigi sono i théâtres de quartier, ovvero minuscole sale da spettacolo dove si esibiscono piccole compagnie teatrali locali. I biglietti hanno costi moderati e il divertimento è assicurato. Con Mia abbiamo visto L’Orange de Noël, la storia di un bambino che avendo ricevuto come regalo un’arancia, decide di attraversare il mondo per andare a chiedere spiegazioni direttamente a Père Noël in Lapponia!
Se volete vivere un’esperienza parigina autentica, allora portate i vostri bambini ad uno di questi spettacoli. Poco importa se non parlano francese, saranno comunque coinvolti dalla storia e dagli altri spettatori. Mia ha capito subito che doveva rispondere insieme agli altri bimbi e alla domanda “Vous avez aimé ?” ha gridato “Ouiiiiii”. Biglietti disponibili sul sito www.billetreduc.com.
La parte più bella del nostro viaggio a Parigi però sono stati gli amici, persone che non vedevamo da tanti mesi ma che in realtà ci è sembrato di non aver lasciato mai. Abbiamo alloggiato dalla nostra amica Marzia, abbiamo passato un pomeriggio con Zoraida e Yannick nella loro casa nuova, abbiamo visto gli ex colleghi del lavoro, abbiamo conosciuto la bimba della mia amica Caleigh.
Con Mia invece siamo tornati nella sua crèche (l’asilo nido) a trovare le sue maestre. Loro erano molto emozionate, soprattutto la maestra Julie, la tata che si occupava direttamente di Mia e con cui siamo sempre in contatto. Una maestra non ammetterà mai di avere una preferenza per un bimbo, eppure fin dal primo giorno ho sentito che tra Julie e Mia c’era qualcosa di particolare, un’intesa e un affetto che mi facevano andare al lavoro tranquilla.
La mestra Julie
Julie è stata una figura di riferimento molto importante per noi: sapeva quanto fosse difficile la nostra vita a Parigi da soli con Mia e i sensi di colpa che ci attanagliavano per il fatto di farla crescere lontana dalle nostre famiglie. Julie è stata una delle prime persone a scoprire insieme a noi il caratterino di Mia (“aujourd’hui elle a fait des colères” mi diceva) e le sue manie ossessive compulsive per l’ordine e la pulizia. Matteo, fiero della sua toscanità, le aveva insegnato che quando le consegnava Mia la mattina non doveva dire “Dis au revoir à papa” (saluta papà) ma “dis au revoir a babbo” proncunciato ovviamente con l’accento sulla O. Quando le ho detto che ci saremmo trasferiti in Italia, aveva cambiato espressione e da quel giorno aveva iniziato a farsi decine di selfie con Mia per immortalare ogni attimo. L’ultimo giorno di crèche, Mia aveva zompettato fino a lei con un mazzolino di fiori e una sua foto, e a quel punto Julie non aveva potuto trattenere le lacrime.
L’incontro tra Mia e Julie è stato emozionante. Quando siamo tornati in Italia Mia aveva un anno e mezzo, ora invece Julie aveva davanti a sé una treenne un po’ spaesata che non capiva la sua lingua. Sono felice di averle fatte rincontrare perché sono convinta che esista un linguaggio non verbale, fatto di abbracci e di sguardi, che supera qualsiasi barriera linguistica.
Questo è sicuramente il ricordo più bello che mi sono portata a casa in questo viaggio. Au revoir Paris, à la prochaine !